La fortuna di avere nella propria città di Genova un apiario urbano è un motore d’innovazione sociale che permette, non solo a chi desidera fare apicoltura, di conoscere un metodo per tutelare le api. L’apiario urbano è sempre esistito da quando i miei nonni facevano apicoltura nell’orto all’interno della città. Un apiario urbano è un trampolino di lancio per l’hobbysta un po’ più timoroso che poi nel futuro sposta le proprie arnie in una posizione più definitiva. L’ape è il miglior indicatore della biodiversità, abbiamo l’opportunità di poter avere dati molto importanti dell’inquinamento intorno a noi e sopratutto i metalli pesanti. La nostra ape è una sentinella dell’ambiente in cui viviamo. Le api in città riescono ad ambientarsi meglio che in territorio rurale per la grande varietà di fiori di specie diversa da impollinare. L’apicoltura urbana aiuta alla convivenza con le api in un contesto naturale. Inoltre la città limita l’uso dei pesticidi e le api riescono a vivere meglio rispetto alla campagna. L’apiario urbano ha una grande responsabilità alle spalle, serve principalmente per educare i nostri figli con le visite scolastiche. Trasmettiamo il valore di sostenibilità ambientale a sensibilizzare i cittadini al rispetto e alla tutela di questo insetto che rischia l’estinzione. La produzione del miele, del polline, altri sottoprodotti dell’alveare, impegna i nostri hobbysti a comunicare e promuovere una educazione alimentare sana. Un alveare produce oltre al miele, la cera per le candele, la Propoli un antibiotico naturale, il polline e il veleno usato nelle aziende farmaceutiche. Il nostro apiario urbano è un posto dove la magia fa da padrona, un terreno meraviglioso concesso dal comune ed è arricchito da fiori e piante. Siamo immersi nel verde in mezzo alle case dove troviamo persone che ci amano e alcuni che non sono in grado di apprezzare il contributo che diamo alla società. Ogni anno, a gennaio facciamo corsi per iniziare un percorso educativo attraverso le api. Il 70 % dell’agricoltura dipende dall’impollinazione delle api. Questo metodo d’insegnamento permette in modo delicato di comprendere il contributo delle nostre api alla società con la conservazione della biodiversità. Il contatto con le api richiede formazione e molta pratica. L’apiario urbano ha una sede dove avviene l’apprendimento della parte teorica per poi passare alla pratica. In apiario troviamo in dotazione protezioni e strumenti necessari per iniziare a percorrere questa strada colorata che è l’apicoltura. Inoltre l’apiario ha dei responsabili che vigilano sul loro percorso didattico e si prendono cura degli ospiti. Far parte di un apiario significa entrare a collaborare con altri apicoltori che fanno parte dell’associazione che ha permesso questo progetto. Insieme vengono affrontati argomenti che si possono incontrare durante la formazione senza lasciare nulla al caso. Un apiario insegna non solo a prendersi cura delle api, ma come gestire un terreno nel tempo. Si entra novizi e si esce persone responsabili con un obbiettivo in comune di salvaguardare la biodiversità. La gestione dell’apiario è affidata totalmente al volontariato con un progetto non finalizzato a lucro ma finanziato con risorse proprie.
Le città offrono del resto pascoli straordinari, sia per varietà che per quantità.A riprova di ciò, un simpatico aneddoto. Al Sesto Convegno Nazionale di Apicoltura Urbana, presso la Libera Università di Bolzano, una delle più grandi esperte di analisi sensoriale del miele – sottoposta a ‘blind test’ (assaggio ‘alla cieca’) – ha apprezzato la profusione degli aromi caratteristici dei mieli di montagna. In un miele che invece proveniva da un quartiere di Londra. La ‘Greater London’ contava infatti più di 3500 alveari nel 2013. (3) Forse troppi, secondo l’entomologo Francis Ratnieks, il quale ha lanciato un monito che gli apicoltori urbani d’Italia hanno a loro volta raccolto, nel 2017.
‘Si può essere apicoltori urbani anche senza allevare le api. Bensì contribuendo a produrre pascoli per impollinatori’. Gli apoidei sono migliaia, dalle osmie ai bombi. E ciascuno nel suo piccolo, anche nelle scuole, può creare con semplicità ‘pascoli per le api’ (da miele e non). Coltivando fiori e piante mellifere, come le erbe aromatiche (es. salvia, timo, menta, lavanda, rosmarino) e le spezie, il girasole e il trifoglio. Piuttosto che specie esotiche o aliene (es. acacia). Un’attività certo più semplice della conduzione di un alveare, e pur tuttavia altrettanto preziosa.
La comunità scientifica e le associazioni di apicoltura nazionale, del resto, hanno ribadito che le api non sono animali addomesticabili. Seguono invece – e per fortuna – rigorose abitudini e comportamenti che si sono evoluti nel corso di milioni di anni. Sono animali che hanno sviluppato un sistema sociale praticamente perfetto e la loro presenza in città, dal punto di vista del rapporto uomo-ape, non comporta alcuna possibilità di influenzarne il comportamento.L’apicoltura che pratichiamo crea intorno a sé un movimento culturale dove si apprende che avvicinarsi alle api non è pericoloso. Tutti noi ci prendiamo cura delle nostre api che senza il nostro aiuto avrebbero una fine certa. Questa passione ci indirizza a non fare sfruttamento delle api come avviene nelle campagne. Le api sono animali intelligenti che insegnano a noi come proteggerle e persino a volte come fornirgli del cibo senza allontanarle da quel mondo selvatico della natura. Il nostro obiettivo più grande è sfruttare questa condivisione di notizie per poter aprire altre unità identiche a questa creando sempre più esperti del settore. Un settore che insegna ad essere altruisti, lavorando in società per fornire un contributo collettivo. Questo strumento è il migliore per affrontare temi comuni stimolando ogni interesse per creare cambiamento. Il problema sempre più di dibattuto è che le api stanno scomparendo, i primi segni li notiamo nella scomparsa della flora spontanea nei boschi, dobbiamo trasmettere il loro valore e la loro importanza alla collettività per rendersi ogni giorno sempre più responsabili tutelando non solo l’ambiente ma questi insetti meravigliosi.
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Autore: Pietro Ruscelli